Roberto Abbadati | In morte di Gualtiero Marchesi
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In morte di Gualtiero Marchesi

Vorrei scrivere un sincero saluto e ringraziamento a Gualtiero Marchesi e a quanto ha realizzato in tutti questi anni per la promozione e valorizzazione della cucina italiana, ma soprattutto per come l’ha fatto.
La sua eleganza professionale e coraggio imprenditoriale purtroppo vengono da diversi anni quotidianamente macchiati e insozzati dall’imbarazzante mediocrità dei tanti suoi discepoli (pardon, epigoni) reali o presunti tali che, in queste ore, fanno a corsa per rilanciare e avvalorare la propria immagine, sfruttando commercialmente la morte del Maestro. Certamente, nulla di cui scandalizzarsi in quanto perfettamente in linea con la pochezza di questi mestieranti che, per arraffare e accaparrarsi più soldi possibili, non si sono mai fatti alcun scrupolo di distruggere e saccheggiare una professione nobile (resa nobile appunto anche da personaggi di spessore come il Gualtiero) come quella del cuoco, riducendola a semplice tendenza modaiola del momento, per giustificare i loro cachet esorbitanti e saturare il mercato di individui insulsi, professionalmente inetti e improvvisati che, non sapendo cosa fare della loro insignificante vita, decidono di proporsi come chefs e consulenti, dopo carriere inesistenti fatte di soli pezzi di carta comprati in qualche scuola (pardon, opifici di diplomi) culinaria per ricchi figli di papà.

Bei tempi quelli in cui il Gualtiero si faceva beffe della Michelin, rimandando al mittente la terza stella, intuendo così e anticipando largamente quanto questo marchio stava diventando, ovvero un mero strumento politico commerciale; una lobby per controllare, gestire e soprattutto lucrare in un mercato sempre più in crescita, alimentato da una imbarazzante massa di coglioni, se preferite traduco con “consumatori a comando”, che in maniera totalmente acefala va a farsi spennare con il sorriso e la malizia di chi pensa di avere capito tutto e di essere un figo, solo ed esclusivamente dove il regime dei consumi gli indica. Poveri imbecilli per i quali provo solo che disprezzo o al massimo pena, non certo compassione.

Mi dispiace Gualtiero, muori solo in un mondo che per nulla più ti rappresenta, se non per scaltra ipocrisia, volgare opportunismo e sfruttamento commerciale. Spero troverai un ambiente più idoneo e affine a te e alla tua nobile passione, dove vai ora. Ammagliali, stupiscili e viziali con i tuoi manicaretti, da oggi ancor più di ieri, divini.